lunedì 25 novembre 2013

Il rame: esiste Biologico e “biologico”


Grazie a una legge europea, dalla vendemmia 2012 i viticoltori biologici possono porre il logovino biologico” e il suddetto termine in etichetta. Questa legge ha avuto il merito di ampliare il concetto del biologico non solo alla tecnica di trattamento delle uve, ma pure al percorso che esse seguiranno in cantina, con limitazioni per esempio alla quantità di anidride solforosa utilizzabile.

Nonostante questa nuova legge, il rame continua ad essere la base essenziale per la protezione delle uve biologiche dalle malattie fungine: non sono stati posti, infatti, divieti al suo utilizzo. Il rame è nocivo, non tanto per l’uomo (in quanto durante la fermentazione precipita), ma per l’ambiente: si accumula nel terreno, in cui vivono tutti quei microrganismi fondamentali a rendere fertile e produttiva la terra su cui le vigne e l’uva crescono.

Ora, si può decidere se essere un’azienda che produce vino “biologico” oppure Biologico: la differenza sta in un scelta di tipo etico. Si può decidere di rispettare la legge e produrre vino biologico con una quantità standard di rame, oppure si può essere come noi di Perlage, che da anni stiamo applicando sperimentazioni con il fine di ridurre il dosaggio di rame in vigna. Siamo riusciti a diminuire, infatti, del 35% l’utilizzo del rame nei trattamenti, raggiungendo il quantitativo di 4 kg per ettaro/anno (contro una media nazionale di 6 kg).

Il rame con le piogge viene dilavato dalle foglie: installando delle capannine meteorologiche tra gli appezzamenti la nostra azienda riesce ad anticipare l’evoluzione delle malattie fungine, calibrando la dose di rame da utilizzare; minimizzandone il dosaggio sarà così possibile aumentare la frequenza di intervento. In questo modo otterremo un prodotto maggiormente sicuro e di maggiore qualità, riuscendo in questo contesto ad utilizzare meno rame.

Questo significa produrre vero vino Biologico, effettuando una scelta etica, che va al di là dei limiti imposti dalla legge, con il fine di voler lasciare ai nostri figli le stesse potenzialità che sono state concesse a noi, adottando tecniche produttive rispettose dell’ambiente e della microflora che in esso prospera.

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